, in rigoroso ordine numerico.
Sharrod Ford: devastante l’anno scorso a Montegranaro, altalentante quest’anno a Bologna. Mette in mostra tutti i suoi pregi (immarcabile se riceve in pick and roll, stoppatore disumano, capace di ricevere passaggi ad altezze siderali grazie alla sua esplosività, buon raggio di tiro), ma anche tutti i suoi difetti (assenza pressochè totale di movimenti spalle a canestro, subisce nei duelli fisici con pari ruolo più grossi, tende ad addormentarsi sui tagliafuori, a saltare alla prima finta in difesa e a commettere falli evitabili in poco tempo). Boniciolli lo vede come 4, ma lui dimostra di trovarsi meglio da centro. Con l’ingaggio che percepisce, avrebbe dovuto essere più costante. Esemplificativo il fatto che chiuda al primo posto nelle classifiche di rimbalzi (9.5), stoppate (1.4) e falli fatti (3.2). Io l’avrei tenuto, ma pare che Sabatini voglia monetizzare con il suo buyout liberandosi anche di un ingaggio pesante.
Petteri Koponen: alla prima esperienza fuori dalla natia Finlandia dimostra di essere un giocatore ancora molto acerbo. In difesa offre un buon contributo, ma in attacco appare molto timido, soprattutto quando si tratta di attaccare la difesa schierata. Il talento c’è e si vede, forse gli gioverebbe un anno in prestito in una squadra da classifica medio-bassa.
Brett Blizzard: con l’arrivo di Boniciolli si trova ai margini delle rotazioni, chiede la cessione, si pente. viene reintegrato ma, almeno in campionato, non va mai oltre i 9 punti in 19′ nel derby di ritorno. Si riaccende nei playoffs, dove tira con il 52% da 3, ma ormai è tardi. Dall’infortunio nella finale scudetto contro Siena non sembra più quello della sua prima stagione bianconera, l’impressione è che con le nuove regole sui passaportati il suo futuro sia lontano da Bologna. Peccato, mi è sempre piaciuto ed ormai era un veterano.
Jamie Arnold: buco nell’acqua. Arriva alla Virtus per cifre importanti portando con sè un ottimo bagaglio di esperienza ad alto livello in Europa, prima col Maccabi poi con l’Hapoel Jerusalem, ma non è mai incisivo. Boniciolli lo sposta nello spot di centro ma la musica non cambia, a gennaio viene tagliato per far posto a Terry.
Alex Righetti: grandi attese su di lui dopo l’ottimo campionato ad Avellino, dove si è affermato come uno dei migliori italiani del campionato. In difesa lavora bene, ma in attacco delude molto: dimezza la sua media punti e non infila mai i canestri pesanti (tranne che in due occasioni). L’arrivo del suo mentore Boniciolli gli aumenta il minutaggio ma non la valutazione: a sua parziale discolpa, va detto che viene utilizzato in un ruolo non suo. Con la penuria di italiani di livello in circolazione non è però escluso che possa rimanere.
Earl Boykins: i 3,5 milioni di dollari di ingaggio lo rendono il giocatore più pagato di sempre in Serie A, i suoi 164 cm ufficiali quello più basso. Reduce da 11 anni di NBA, arriva come il giocatore che dovrebbe fare la differenza e così è, in effetti: quando gira, la Virtus vince, quando non gira, spesso e volentieri perde. Alterna momenti di estasi cestistica a corazzate Kotiomkin di fantozziana memoria, arrivi ad amarlo ed un momento dopo a volerlo sottoporre a torture medievali. Inguardabile nei playoff, dove chiude con un orripilante 11/48 dal campo. Aria.
Guilherme Giovannoni: non è più decisivo come un tempo e a questi livelli a volte pare inadeguato, ma in campo dà sempre tutto quello che ha, motivo per cui i tifosi della Virtus vorrebbero a referto altri 11 come lui. Per questo (e per i problemi di falli ed infortuni dei lunghi bianconeri), di riffa o di raffa, i suoi minuti riesce sempre a guadagnarseli. Il suo agente propone cifre irrazionali per il rinnovo, cosicchè viene silurato anzitempo; Sabatini lascia la porta aperta in caso di ripensamento, è possibile che Gui faccia di tutto per rimanere.
Roberto Chiacig: parte come quarto lungo ma si trova a disputare minuti importanti, soprattutto con Boniciolli che, almeno all’inizio, lo promuove a centro titolare. L’età avanza inesorabile e si vede, ciononostante risponde sempre presente e il suo contributo lo dà (quasi) sempre. Purtroppo, ormai, più di un quinto lungo non potrà essere.
Keith Langford: arrivato in sordina e solo perchè dopo l’addio di Bynum serviva uno che attaccasse il canestro, diventa il giocatore chiave della squadra e viene votato come terzo miglior cestista del campionato. Difensore sublime, penetra nelle aree avversarie come Rocco Siffredi nelle (vabbè ci siamo capiti), segna canestri irreali in equilibrio precario, regala ai fotografi schiacciate da NBA Action, la mette dall’arco, finisce 13° nella classifica degli stoppatori nonostante sia una guardia di 193 cm e, non pago, viene nominato MVP della finale di Eurochallenge. I tifosi lo adorano e il sentimento è ampiamente ricambiato, gli è stato rinnovato il contratto ma non è detto che non verrà sacrificato sull’altare del bilancio, magari in una big europea. Io, comunque, dico solo
questo.
Dusan Vukcevic: vive del suo tiro da 3, che mette a segno il 44% delle volte, ma alterna serate da 1/7 ad altre da 4/4. Quelli pesanti, comunque, tende a metterli, specialmente la
bomba a 2′ e 20” dalla fine che regala alla Virtus il derby di ritorno e a lui, nativo di Sarajevo come Danilovic, un posto nella hall of fame bianconera. Io lo terrei.
Reyshawn Terry: parte fortissimo, dando alla Virtus quell’atletismo che mancava, poi anche lui inizia ad avere un andamento sinusoidale, dimostrando preoccupanti limiti difensivi. Strepitosa gara 1 di playoff, poi una fastidiosa periostite lo mette KO. Peccato, davvero.
Staff
Renato Pasquali: la sua conferma lascia perplessi in molti e il suo esonero alla quinta giornata, dopo due sconfitte che puzzano di sciopero, non fa certo ricredere i suoi critici. Il suo merito più grande è l’aver voluto fortemente Langford, ma in fondo anche sul resto non ha grandi colpe, il suo destino pareva segnato già dall’inizio.
Matteo Boniciolli: secondo alcuni era l’obiettivo primario già in estate dopo il miracolo avellinese dell’anno precedente, il matrimonio ritardato gli consegna una squadra non sua e così è difficile. Parte con 7 vittorie di fila, poi si mette in testa che il miglior centro della stagione scorsa non è adatto a giocare da centro e retrocede Giovannoni nello spot di 3 dove ha sempre sofferto; in seguito si cosparge il capo di cenere, porta la squadra in finale di Coppa Italia, alla vittoria di Eurochallenge e al secondo posto. Dopo la coppa, però, la squadra crolla e certe sue scelte lasciano perplessi; chiede un rinnovo faraonico, viene silurato.
Claudio Sabatini: il personaggio è quello, nel bene e nel male, inutile tentare di cambiarlo, prendere o lasciare. Però certe cose come i casi Blizzard e Boykins potevano essere trattati in maniera meno mediatica e certe sue "sparate" gli stanno alienando molti consensi tra i tifosi, ossia coloro che pagano il biglietto per entrare alla Futurshow Station. In pochi credono che cederà la Virtus, ancora meno quelli che pensano ad una squadra con obiettivo-salvezza, comunque andrà mi permetto di dare tre piccoli consigli a colui che ci ha salvato nel 2003: lavare più spesso i panni sporchi in casa propria, ingaggiare il prima possibile il nuovo allenatore, lasciare che siano lui e il GM Faraoni a costruire la squadra. Chiedere di più sarebbe, forse, chiedere troppo.
PS nella colonna di sinistra, ho iniziato ad aggiornare la sezione "viaggi" con le foto della vacanza-studio a Miami del 2004, la mia prima con fotocamera digitale. Le immagini sono su Picasa (porqué Picasa es mi casa), se ne avete voglia dateci un occhio.